C’era una volta il kilometro zero, ovvero la pratica di acquistare e consumare alimenti prodotti da coltivazioni e aziende agricole locali.
Questa concetto, molto diffuso negli scorsi anni, tanto da diventare quasi automaticamente certificazione di qualità, porta con sé molti vantaggi: favorisce i coltivatori ed il mercato locale, garantisce di consumare prodotti freschi di stagione e permette di poter raggiungere e visitare i campi di coltivazione.
Di fatto, però, non è solo la distanza che passa tra il campo in cui è stato coltivato ed il piatto in cui verrà consumato ad assicurare la qualità di un prodotto.
Se ci limitassimo a consumare alimenti a km zero, inoltre, rischieremmo di perdere la ricchezza della natura nelle sue mille sfumature e di non poter avere una dieta completa in tutti i periodi dell’anno, oltre ad emarginare mercati lontani ma con altrettanto bisogno di essere supportati per progredire.
Così, nel tempo, è emerso un nuovo concetto, quello del kilometro vero. In questa evoluzione l’attenzione non si concentra più solo sulla distanza tra produttore e consumatore, ma sull’effettiva qualità della filiera produttiva da cui ha origine il prodotto.
La correttezza di un produttore non si misura solo dalla sua vicinanza, quindi, ma dalle condizioni di lavoro che pone ai suoi collaboratori, dalla coltivazione senza aggiunta di trattamenti chimici, dall’attenzione verso la natura.
In questo modo si è certi di portare in tavola un piatto nato da una filiera produttiva virtuosa al 100%!